domenica 10 giugno 2007

una proposta di manifesto laico - la prima bozza -

libero manifesto del pensiero laico

Premesso che:
i progressi del sapere e della scienza, l’evoluzione del pensiero umano, sociale ed individuale, hanno come presupposto la capacità e la necessità di superare, fino ad infrangere, dogmi e tabù soprattutto di carattere socio-religioso, si tenta in questa sede di proporre una bozza di manifesto di libero pensiero per menti laiche.
Per “manifesto” è qui da intendersi una serie di brevi pensieri orientativi, che non hanno il carattere di verità dogmatiche, bensì quello di essere propositivi e riflessivi, nel contesto di un dinamismo di confronti; pertanto, una delle caratteristiche del presente manifesto sarà quella di potere essere arricchita e modificata, anche radicalmente, in merito ad un dibattito propositivo.
Per “menti laiche” è qui da intendersi non solo l’ateismo, ma, in un più ampio respiro, un senso di etica sociale ad impronta esclusivamente laica, ovvero sorda ai dettami, ai suggerimenti di carattere assoluto e dogmatico da parte di istituzioni religiose di qualunque tipo, fatto salvo l’intimo senso di religiosità proprio di ciascun individuo, che, non messo in discussione, non deve tuttavia prevaricare nel ragionamento propositivo laico.

Etica laica.
Vale come principio generale quello di autoderminazione.
Il singolo individuo, inserito o meno in un contesto sociale, è unico giudice e depositario della sua vita, ovvero unico interprete nella scelta sia delle sue libertà di espressione vitali, sia di quelle di morte.
Nessuno, e tanto meno la religione, se non lo stesso individuo, qualora in grado di intendere e di volere, può decidere del suo diritto alla vita e alla morte.
Non è un dio, di qualunque tipo, ma l’individuo stesso padrone della sua vita.
Ne consegue, ad esempio, che, per evitare prolungate sofferenze che minano la personale dignità del vivere, l’individuo può decidere in piena autonomia di anticipare i tempi della morte.
Il potere laico dell’individuo si estende in ogni campo e termina dove rischia, anche solo potenzialmente, di nuocere altri individui. Ne consegue che norme, discipline, controlli etici, sociali e statali dovranno garantire esclusivamente i limiti in cui la libertà individuale rischia di prevaricare quella altrui (tale principio trova la sua ispirazione nella “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” promulgata in Francia nel 1789).

L’individuo.
In un contesto laico l’individuo non è gradito o voluto da alcun dio.
È soggetto pensante, che tende ad una vita dignitosa, in un contesto sia personale sia sociale.
Ne consegue che l’individuo è colui che pensa.
Il pensiero è manifestazione di vita umana, viene espresso nel quotidiano, in ogni gesto e in ogni comunicazione, non solo verbale, e può diventare anche espressione di immortalità.
Ne consegue che in un contesto laico qualunque individuo ha diritto ad essere considerato vivente e soggetto di tutela quando in lui vi è una qualsiasi manifestazione di pensiero, anche se in fase di sviluppo, o con potenziali capacità evolutive, anche se in fase di regressione o già notevolmente, ma non completamente, regredita.
In una prospettiva organica, l’integrità, per quanto estremamente relativa, del sistema nervoso centrale, o la sua presenza già in fase di prima struttura funzionante, è condizione che rende l’individuo tale di questa definizione.
Di conseguenza in un’ottica laica, l’aborto, la sperimentazione embrionale, la fecondazione assistita nelle varie forme, l’eutanasia del consenziente o di chi per lui ha diritto, diventano pratiche lecite, purché sottoposte a norme, leggi e controlli etici e socio-statali.
In particolare, in riferimento all’eutanasia, e non solo, si ribadisce il concetto laico che il dolore non è colpa da espiare passivamente in attesa di un riscatto ultraterreno, ma una menomazione della psiche e del corpo che lede la dignità e l’autonomia dell’individuo. Per cui questo va combattuto ed attenuato fino alla scomparsa, anche fino alla decisione (consapevole, legittimata dall’interessato o da persone a lui vicine) di terminare la propria vita (a tale proposito si veda anche quanto scritto da Umberto Veronesi nei suoi saggi “Scienza e futuro dell’uomo” e “Il diritto di morire”).
L’individuo torna a se stesso e alla comunità in cui vive e non ad una volontà imperscrutabile divina.

Altruismo laico.
In un contesto laico si rifiutano dettami etici e comportamentali imposti dalle religioni. Questo non vuol dire che raccomandazioni di genesi religiosa non possano essere condivise dalla società laica, né che si escluda un dibattito concernente aspetti anche etici religiosi, purché da parte delle istituzioni religiosi non vi siano tentativi alcuni di prevaricare nella sfera sociale, unicamente laica.
L’individuo laico ha la limitazione inderogabile di non ledere la libertà e la dignità altrui. Da ciò derivano divieti come quello di togliere la vita ad altri individui (salvo i casi sopra esposti in merito, come l’eutanasia, attuabile comunque non in sfera privata, ma sociale, e previo parere e controllo di apposite commissioni).
L’individuo laico è anzi teso anche all’altruismo e al benessere degli altri e non per dettami di divinità, ma perché, nella sua prospettiva sociale priva di attese ultraterrene, vive completamente (e per gli atei solamente) in questo mondo, che pertanto non diventa un “passaggio” e un “mezzo”, ma l’unica realtà in cui può esprimersi.
Il mondo è unica realtà tangibile ed è pertanto dovere di ogni individuo contribuire alla realtà di questo esclusivo campo di vita, non solo usufruendo del benessere che la società deve offrirgli, ma anche contribuendo, con azioni e comportamenti attivi e omissivi, al benessere della stessa società in un contesto globale.

Tolleranza laica.
L’individuo laico è uno ed unico davanti alla società, che ne riconosce dignità pensante e di azione.
L’individuo laico è come ogni altro individuo, anche religioso, davanti alla società, che estende pertanto tale riconoscimento alla collettività, senza distinzione alcuna di sesso, età, razza.
La società laica non ha volontà e potere di bandire o sminuire le tradizioni, le culture, le lingue dei popoli, né i riti di qualunque religione.
L’eccezione, ancora una volta, è rappresentata da tutte, e si ribadisce tutte, quelle manifestazioni di pensiero e/o azione che tentano di entrare nel collettivo minando la libera volontà dei singoli con assolutismi in cui la libera critica e la ragione sono minacciate (o giudicate con gelida tolleranza fino a quando non si ritenga opportuno farle tacere).
In tale caso, la società laica deve reagire con determinazione e fermezza e provvede a condannare ed isolare, per quanto non reprimere, ogni focolaio di assolutismo che ne minacci la struttura dinamica.

Conoscenza.
In un contesto laico non vi sono verità assolute, ma al più permanenti. Questo concetto, preso dalla terminologia medico-legale, non indica un quadro certamente stabile nel tempo, e in ogni tempo, bensì una previsione di stabilità in un periodo indeterminato.
Ne consegue che nuove scoperte, discussioni, sottoposte a sintesi e riscontri nell’utilità e nel benessere del contesto in cui l’individuo si cala, possono modificare, fino a sovvertire, precedenti verità non solo relative, ma anche permanenti.
Riconoscere tale aspetto non è intendersi come affermazione di debolezza, incapacità o come invito alla confusione. Al contrario, la consapevolezza della caducità (possibile, probabile, certa) delle verità vale come stimolo a nuove scoperte e conoscenze.
Solo l’accettazione passiva di una Verità dogmatica immobilizza la mente laica e viene pertanto rifiutata. L’individuo laico rifiuta l’ipse dixit senza riscontri o spiegazioni comprensibili e logiche che si cala nel sociale, rifiuta come estranea al suo principio di autoderminazione l’imposizione assoluta e statica di affermazioni che diventano pertanto dogmi.
La mente laica non pretende di trovare risposte ad ogni domanda, né che tali risposte siano infallibili, ma ha la capacità di guardare e chiedere .
Il sistema socio-statale non può e non deve accompagnare l’individuo laico nel suo cammino, non può e non deve farsi carico di ogni aspetto della sua conoscenza, anche perché in tale modo diventerebbe una struttura di carattere religioso, una grande madre o un grande padre che accompagnano il proprio figlio nel percorso della vita senza mai lasciarlo libero di camminare.
Il sistema socio-statale ha tuttavia il dovere di suggerire ad ogni individuo, fin dalla sua nascita, uno stile di critica e curiosità, anche nel quotidiano, che lo aiuti nell’acquisizione di un metodo di ricerca di verità plurime e relative. Anche in questa prospettiva, il sistema dovrà tendere a garantire il benessere degli individui, a partire dal concetto salute, che non è più solo diritto del singolo, ma anche dovere della società e dello stato.
Del suddetto stile di conoscenza, sarà poi il singolo a farne l’uso e/o il non uso che desidera, salvo restando quanto precedentemente stabilito, ovvero che la sua libertà di scelta e di azione termina inderogabilmente laddove vi è un rischio, per quanto labile, di ledere altri individui. Solo a tale proposito, si ribadisce, è necessario che il sistema socio-statale sia sempre presente a vigilare.


Giovanni Sicuranza

le “menti laiche” interessate sono invitate a collaborare con altri spunti di riflessione, modifica ed arricchimento del presente manifesto, proseguendo con ulteriori bozze.

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