venerdì 15 giugno 2007

carpe diem

carpe diem di Giovanni Sicuranza

In qualche vicolo dei pensieri, di quelli stretti e bui, Valentina sa che il portone si chiuderà del tutto solo con l’aiuto di una spinta.
Ma la luce che cerca è oltre la soglia, nella rugiada di un desiderio sospirato da settimane. Per questo con un balzo è già fuori.
E la strada ora non è più nella mente, ma sotto i suoi occhi.
Non è più piccola e scura.
È un rivolo di cemento che sguscia dal palazzo di periferia, fino a diventare piena luminosa di vetrine che irrompe verso il centro della città.
Le bolle di umidità che cadono sul corpo sono spezzate da una pennellata sottile di vento.
Valentina potrebbe anche annusare la promessa di temporale che scivola dalle colline, se solo ne avesse il tempo e la voglia.
Ma è già diventata passi affamati sulla strada, spalle indifferenti al lento arrancare del portone sul palazzo, occhi brucianti di attesa oltre le lenti nere degli occhiali all’ultimo grido.
“Baa-laa-rex”, esulta dentro un sorriso che si spalma sul viso abbronzato.
È l’ultimo grido, appunto, quello che lacera i ritmi della città dalle gole dei televisori.
Una figata, la pubblicità dei suoi occhiali da sole “Balarex”.
Con l’urlo catodico che le riempie il cuore, Valentina affretta passi e desideri.
La città sbadiglia luci dalle finestre, raccolta attorno ai sospiri di un vento distratto, mentre il tramonto la bagna in un ultimo sputo.
La strada è già anteprima del deserto che diventerà tra poco, alla chiusura dei negozi, nel richiamo dei telequiz, e per Valentina è invito a camminare veloce, ancora più veloce, sull’asfalto, tempestarlo di passi, quasi frantumarlo, tanto i suoi piedi sono protetti dalle suole imbottite e fosforescenti delle scarpe “Rimbal”.
Una figata anche la loro pubblicità.
“Riiimm-ball” urla il suo unico pensiero nel silenzio affannato della città. E a Valentina sembra che echeggi davvero tra le case, come il verso l’eroina che salta da una discoteca all’altra nel cielo dei pixel azzurrini di ogni televisore prima, dopo e forse anche durante i telegiornali.
Ancora poco, scopre in un doppio salto orgasmico del cuore, esumando l’ultimo modello di orologio “Contemp” dalla manica del maglione viola appagante.
Per un attimo, solo il singhiozzo di attimo, Valentina si distrae nello splendore del suo polso ricamato dal cinturino rosa dell’orologio “che si avvolge intorno a chi lo merita”, come declama la pubblicità ad ogni angolo di interruzione di tele-quiz e tele-show.
Nemmeno un passo più avanti, tutto il suo respiro è di nuovo attesa fremente del desiderio prossimo a realizzarsi.
È lì, dietro l’angolo, e già dall’indomani sarà il segno del suo potere tra le amiche.
Lo capiranno tutte, perché lo insegnano le riviste lette in classe tra i distratti bla bla di insegnanti monocordi, lo annuncia la televisione, lo sottolineano persino i grandi manifesti che viaggiano appesi alle fiancate degli autobus.
A scuola, Valentina sarà la prima ad averlo, e lo indosserà con la stessa eleganza alta tre metri di quelle modelle che ciondolano sulla patina liscia delle copertine e degli schermi.
Accelera ancora, e forse si metterebbe anche a volare, perché tanto i suoi eroi manga lo fanno sempre, quando all’improvviso gli occhi urtano due gambe gettate in una pozza scura del marciapiede.
Il naso si ritrae in se stesso quando intuisce un odore assolutamente non in programma.
- Scusi, signorina – farfuglia il proprietario di quelle zampe che hanno rischiato di farla inciampare.
A Valentina sembra che anche il suo alito sia palude di urina.
Si scosta veloce, trattenendo il respiro per non sprecarlo sul barbone accatastato sul marciapiede, proprio a pochi passi dal suo desiderio.
Se potesse chiuderebbe dentro di sé anche tutti i suoi preziosi monili, invece fa un salto oltre l’angolo atterrando sul morbido delle suole, mentre il gorgogliare del mostro chiede aiuto.
Valentina non capisce cosa succede a quel cencio puzzolente di urina e abbandono e comunque non ha importanza.
Nonostante lo sgradevole imprevisto, già sorride.
Eccolo lì, in vetrina, il suo desiderio, ancora illuminato dalle ultime luci della giornata.
Lo osserva cosparsa di adorazione e non c’è lamento che possa riguardarla.
La città decide che è ora di afflosciarsi su se stessa, perché tanto del temporale non importa nulla a nessuno.
***
- È fantastico! – trilla l’amica roteando occhi e mani intorno al casco.
Valentina scende piano dal motorino, nel prologo dell’ammirazione di tutta la classe.
- È proprio l’ultimo modello, quello con le ali disegnate dal mitico Andie J! – sospira l’amica in un incremento di salivazione che innaffia l’umidità del parcheggio.
- Già – soffia Valentina senza aggiungere altro, perché altro è tutto e tutto è nel casco comprato ieri, mentre un barbone moriva al suo fianco.
Lo ha scoperto questa mattina, ascoltando distrattamente il telegiornale tra un riflesso e l’altro dello specchio, persa nell'immagine tronfia del suo acquisto.
Poi, con un’occhiata all’orologio “Contemp”, saltando sulle scarpe “Rimbal”, è corsa al motorino, un “Mor-dens” rosso urlante teso allo scatto. Premurosa di silenziosa attenzione, ha adagiato il casco nel portapacchi ed è sfrecciata verso lo stupore e l’invidia delle compagne di scuola.
Ora, finalmente arrivata, mentre la campanella sbuffa l’inizio delle lezioni, Valentina indossa il casco.
Dedica uno sguardo lontano all’ovale di ammirazione incastonato nel volto dell’amica e si incammina lenta lungo le scale con il desiderio di tutti i coetanei, e forse del mondo, sulla sua testa. Maestosa di vittoria.

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