giovedì 31 luglio 2008

Giallo Scacchi

GialloScacchi

Antologia narrativa di scacchi e crimini

Trentuno racconti gialli in cui è protagonista il gioco degli scacchi.
E in cui vi sorprenderà il numero di punti di vista con cui gli scacchi sono stati sfruttati, dando vita ad un'ispirazione estremamente variegata ed interessante.
Si parte dagli scacchi come mezzo per scoprire il colpevole lungo il sentiero di una tradizione consolidata del giallo classico, fino ad arrivare a quei racconti dove non si sa quando finisce la fantasia e dove incomincia la realtà. Un miscuglio fra reale e irreale, il possibile e l'impossibile, il sogno che non è un sogno.
Tra gli altri, la storia con il famoso automa il "Turco" ambientata nei primi anni del Regno d'Italia e addirittura i redivivi Hitler e Che Guevara…

GialloScacchi — racconti di sangue e di mistero (Ediscere) a cura di Mario Leoncini e Fabio Lotti — 224 pagine - ISBN 88-88928-33-2 - € 18,00

Indice
Introduzione - Gli scacchi nella letteratura poliziesca di Fabio Lotti
A volte basta poco di Andrea Angiolino
Non dire niente di Alessandra Arcari
Il sacrificio della Regina di Lino Bologna
Saponite e alabastro di Andrea Bosco
La notte del Maestro di Paolo Campana
La mossa di Guzmán di Pelagio D’Afro
Scacco matto all’assassino di Dario de Judicibus
Il re è morto, viva il re! di Fernando Fazzari
Matto con l’Alfiere di Matteo Fraccaro
Il matto del barbiere di Aleks Kuntz
Variante condizionata di Mario Leoncini
Tre racconti brevi di Fabio Lotti
Shah Mat di Enrico Luceri
Gli scacchi della vita di Gordiano Lupi
Fianchetto di Donna di Sabina Marchesi
Pedoni sotto tiro di Angelo Marenzana
Invito al circolo con delitto di Alberto Miatello
Regicidio di Cristiano Panzetti
Il Gran Visir di Riccardo Parigi e Massimo Sozzi
Il Cavallo rovesciato di Massimo Pietroselli
L’ultima mossa di Renzo Saffi
Soluzione finale di Stefano Santarsiere
L’ordine delle cose di Giovanni Sicuranza
Giocare con la vita di Mauro Smocovich
Vanità di Enrico Solito
Domani di Gianni Tetti
Il Bianco muove e uccide di Simone Togneri
Il matto di Blackburne di Elena Vesnaver
Postfazione di Sabina Marchesi e Massimo Pietroselli

domenica 22 giugno 2008

attesa (poco dopo)

Attesa (poco dopo) di Giovanni Sicuranza

L'ultima volta che ha fatto la fila è stata agonia pura tra sotto-evoluti ciondolanti. Dieci minuti dieci, un'offerta tra sudori e musiche pop-rinco da filodiffusione, che neanche al tre per due, tutti tesi e immobili verso quella cazzo di cassiera.

Davanti a lui un balenottoro in vestaglia floreale, grondante profumo da ipermercato, per l’appunto.

Italo ha pensato a uno sciame di calabroni ingrufaliti, ghiotti dei fiori disegnati sul vestito di quel donnone. E’ stato l’unico momento in cui ha sorriso.

Per il resto, fila, oggetti vomitati sul rullo della cassa, quella fottuta lingua grigia lenta, troppo lenta.

Oggi, però, ha fatto la spesa in compagnia.

Vagina Seminova, la sua vicina di casa. Beh, non proprio lei, ci mancherebbe, poi toccherebbe pagarla. E lui, con lo stipendio da medico neo-specializzato, mica se la può permettere una zoccola ucraina o giù-di-lì come la Seminova.

Ma sua figlia, la piccola Anna, eccola qui. E' con lei che ha gimcanato tra gli scaffali.
Bella, paffutta, un frugoletto acchiappa sorrisi di sette mesi. O otto. Va beh, chi se ne frega adesso.

Italo frena. Il carrello sbanda appena sulla destra, asmatico sotto la valanga della spesa.
Davanti a lui, una coppia di parassiti, studenti universitari. Li riconosci perchè sotto quell’aria scazzata hanno la muffa. Tutti uguali, bighelloni a spese dello Stato, pronti a ingrassare la disoccupazione.

Sono feccia, pisciano, cagano. Oziano. Tanto paga papà.

Anna alza gli occhi su Italo. Italo le rivolge un sorriso aperto.
Ridi, piccola, le sussurra, le parole che scivolano leggere verso il frugoletto seduto sul ripiano del carrello.
La piccola scalcia, poi si perde intorno ai colori del consuma-consuma accesi sugli scaffali.
Italo torna a guardare davanti, dipinto da un sorriso colmo di affetto, che non crolla nemmeno quando si accorge che oltre la mandria degli studenti c’è una nonnina misera misera, che sembra sul punto di spezzarsi mentre spinge il carrello e invece no, porca puttana, avanza avanza verso la cassa. Ma quanti anni avrà quello scheletro osteoporotico? Non dovrebbero recintarla in unca casa di riposo?

Anna è un ghè-ghè festoso rivolto a Italo.
La tipa con percing al naso si stacca dallo zombie intellettualoide che le sta sbavando sul collo e si volta verso di loro. Sorride alla pupa, i denti bianchi, troppo bianchi per essere veri, dai, chissà quante canne si fa tra un esame e l’altro.
Sempre che dia esami.

Anna si agita, presa dal vortice empatico. La tipa allarga sorriso e narici. Il percing ciondola e si innalza, pronto a strapparle la carne. Invece niente, niente.
Questa parassita continua a riconglionirsi davanti alla bimba, dimentica del tipo che fino a un attimo prima la stava praticamente scopando con le mani.
E la fila non si muove.

Cazzo.

Italo si guarda da un lato, poi dall’altro.
La fighetta finalmente si gira verso la cassa.
Anna alza ancora gli occhioni su Italo.
Che le dedica un bacio. E subito dopo una sberla sulla nuca. Veloce.

Anna barcolla, annaspa. Sbatte il naso sulla catena del carrello, appena, per fortuna.
Niente sangue, spera Italo. Per Anna c’è un altro ruolo.
E infatti la piccola fa quello per cui lui si è offerto come baby-sitter.

Prende fiato. E urla tutto il suo dolore. Piange.
Un ululato potente che paralizza il supermercato.

I segaioli della società si voltano con unica testa bovina verso loro. La nonnina scricchiola tutte le vertebre della schiena e del collo. La cassiera si marmorizza su uno scontrino lungo come un pitone.

"Scusate", mormora Italo, mortificato, "Scusate", ripete, gli occhi sbigotti di tutti che rimbalzano tra lui e quella povera ciccina piangente, "Ha fame, non mangia da tempo e ...", urlo del fagottino in sol maggiore, "... La mamma ci aspetta là fuori", conclude indicando un punto a caso oltre il confine della cassa.
Prego, venga, ci mancherebbe, poverina, poverina.
E la fila si apre davanti a lui, neanche Mosè con il Mar Rosso. O era Nero?

Italo ringrazia, un sorriso qui, uno là. La piccola paonazza.
La cassiera batte veloce ogni pezzo. Birra, formaggio sfuso, fuso, veloce, veloce, fino a fondere le dita, gli occhi avviliti sulla bimba.

Italo esce dal supermercato.
Respira a fondo. Soddisfatto.
Spinge il carrello verso l’auto, la cucciola che si è addormentata. Spossata.
Lui si china appena, giusto per controllare che respiri, e intanto si chiede se Vagina Seminova avrà ancora bisogno del baby sitter. E sorride di un sorriso vero.

Domani c’è la banca.

giovedì 5 giugno 2008

figli di cagna

figli di cagna
Giovanni Sicuranza

Cazzo se ringhia.

Non c’è guinzaglio che la tenga, vedete?
Nel senso, cioè, io potrei anche provarci, ma, ecco,
ringhierebbe solo più forte.
I suoi muscoli sono lucidi, sudano fumi.
Mica hanno pause come i nostri.

Sai, rincoglionito, ti ho visto scuotere la testolina.
Fragile fragile.
Ho assorbito il tuo vaffanculo miagolato al nostro passaggio.
Sarai la sua prossima preda.

Perché, dai, cazzo credevate, che avevo voglia di tenerla al guinzaglio?
Il prossimo giro sarà sulla tua schiena di saputello.
Sentirai come morde.

La mia moto cazzuta.

domenica 25 maggio 2008

attesa (risvegli)

La notte si spezza nell'incubo dell'uomo.
Luce, lame. Filtrano dalle persiane, si infilano ovunque sotto le lenzuola sudate.
Severo si rannicchia sui cuscini con un gemito.
Il cuore batte ancora, però, anche oggi. Nonostante tutto, non è lui che si è lanciato dal baratro.
Ma quello che ha vissuto nel sonno non è nemmeno un incubo. Certo, filtrato, con colori da technicolor, con prospettive che non potrebbe mai conoscere, come il primo piano del suicida ripreso di fronte. Assurdo, non avrebbe proprio potuto farlo, a meno di librarsi nel vuoto come i cartoon.
Ma un po' di serietà, cavolo, perchè, queste licenze oniriche a parte, nel sonno ha semplicemente rivisto quanto accaduto due giorni prima.
Il suicido del barbone. Un relitto che si era messo in testa di amare quanto lui, solo lui, riesce a amare. Di uccidere come solo la sua passione sa uccidere.
Che tormento, quel parassita. Lo ha seguito per mesi, dopo averne spiato gli amplessi. Ha lasciato una lunga bava di ammirazione lungo la sua ricerca.
Severo allunga cauto le gambe oltre il letto, attento a non fare rumore, per non svegliare la donna al suo fianco.
Il fatto che sia morta, dilaniata dai suoi denti e da quelli di un coltello, non gli da certo il diritto di mancarle di rispetto.


Giovanni Sicuranza

attesa (respiri)

Sul baratro, l’uomo non respira. È un allenamento per prepararsi a morire.
Trattieni il respiro e chiudi gli occhi.
No
, pensa, lasciali aperti, gli occhi, e guarda, sei sulla Panoramica, c’è tutta la città, lì davanti, così piccola e distante, un plastico vulnerabile.
Uno sprazzo di vitalità che lo sorprende al punto di fargli abbassare le difese. Così l’aria sfonda le narici, mentre lui inarca la schiena sotto quel fresco precipitare verso i polmoni.
L’attimo dopo, mentre annaspa con il naso, lo sguardo torna al pulsare delle luci in fondo alla vallata.
Così vulnerabile, questa città. Ed è la tua assassina.
L’uomo vorrebbe sorridere, ora, ma le sue labbra da tempo ne ignorano i desideri e fino a oggi hanno avuto ragione.
Allora decide di infischiarsene di tutto e si accascia sul bordo del baratro, lungo la linea dell’alba.
Città canaglia, non sei riuscita a digerirmi e ora mi sputi.
Gli occhi cadono sul selciato al suo fianco, seguendo le dita che disegnano ellissi, appena accennate, leggere. Fragili.
- Ti aspettavi gratitudine? – ironizzano le labbra.
L’uomo inclina la testa di lato e rimane in silenzio, paziente, fino a quando il loro suono precipita sotto, tra i massi del dirupo, fino a quando non si spezza per sempre sui tetti della periferia, settecento metri più in basso.
Ma le labbra sono testarde.
- La città non apprezza la morte.
Questo è troppo!, sbotta la mente di lui, mentre le dita sollevano solidali sbuffi di selciato.
Un sorriso, decisamente fuori luogo.
Siete arroganti, siete…
- Maleducate? – provocano le labbra, rotolando macigni di sofferenza – Invece tu, no, vero? Ci hai sfruttato per i tuoi scopi, ci hai spinto verso la seduzione.
L’uomo decide di smettere ancora di respirare e di farla finita, ma quelle due smorfiose sono un impeto di parole.
- Ci hai spinto verso le labbra delle tue vittime. E per cosa? Per ingannarle. Un bacio, un sorriso. E poi le hai uccise, tutte.
Era solo amore, geme lui, solo amore. Dovevo essere l’ultimo per ognuna di loro. Io dovevo solo …

- Ucciderle.
Le mani di lui salgono alla bocca e stringono.
Basta!, urla.
Le dita artigliano le labbra, le schiacciano una contro l’altra.
Zitte!
E tirano, graffiano, affondano, fino a farle sanguinare.
Fino a ucciderle.
L’uomo ansima mentre si alza in piedi.
L’alba sta diluendo i suoi colori e tra poco la città sarà ancora un occhio vigile.
C’è troppa paura in giro, troppa gente interessata a lui.
È da un mese che non riesce a avvicinare un’altra donna, un’altra come quelle che ha amato. Per sempre.
La città è l’ultima donna, la più grande. E ingloba tutte le altre.
Gli occhi di lui diventano pesanti di lacrime.
La città lo tiene lontano. Negandogli l’amore.
L’attimo dopo l’uomo è un lungo tuffo nel vuoto.
Mentre precipita ha la mente sgombra, gli occhi chiusi, il respiro sospeso.
Solo le labbra, libere dalla presa, sorridono.


Giovanni Sicuranza

lunedì 19 maggio 2008

tra i miei deliri

Al momento, dove trovare (e acquistare) i miei romanzi:

http://www.ilmiolibro.it/autore.asp?id=2358

Da luglio '08:

"L'ordine delle cose", nell'antologia "Giallo Scacchi", Ed. Ediscere

(anteprima anche su: http://www.statale11editrice.it/avantgarden/index.php?option=com_content&task=view&id=108&Itemid=40 )

Si invita a versare un contributo sul c.c. 69696969, Banca Popolare dell'Autore Egocentrico in Estinzione (così da arricchirlo e favorirne l'estinzione).

Gracias.

giovedì 1 maggio 2008

postilla al manifesto

Questa mattina riflettevo su un'altra banalità del vivere quotidiano.
Ho messo sul lunotto posteriore dell'auto un adesivo simile a quello di tanti altri quando si muovono con un bambino al seguito.
Del tipo "bebè a bordo", quello con la faccia paffuttella e sorridente, per intenderci.
Il segnale è: fate attenzione perchè si trasportano cuccioli.
Poi si parte.
Cosa che ho fatto. Per poco, e nonostante il segnale di dare la precedenza, un furgoncino non tagliava in due uno scooterista.
Ovviamente nel paese dei balocchi è toccato al guidatore del furgoncino suonare come se avesse subito un grave torto.
Chissà perchè, ma contesterei a certi guidatori, che sono l'emblema del Paese, il reato di tentato omicidio.
Sintomatico tentare di difendere il bambino a bordo con un adesivo che invita alla prudenza.
Prudenza che deve invece essere pretesa, prudenza che dovrebbe essere praticata da ogni guidatore. Indipendentemente dall'adesivo, indipendentemente che si incrocino veicoli con bambini a bordo.
Però per tutti noi questo è naturale.
Così mi sono fermato. Ho lacerato l'adesivo alla meglio, ho preso un foglio A4, ho scarabocchiato un'ovvietà e l'ho attaccato sul lunotto posteriore, attento a non impedirmi la visuale.
Da oggi forse la mia auto ispirerà l'aggressività o l'ilarità (prevedibili) degli automobilisti, forse sarà persino a rischio di atti vandalici.
La scritta sul foglio ammonisce:
"IL CODICE STRADALE NON E' UN OPTIONAL"

Manifesto indipendente (sulla scia di un intervento in forum)

... un movimento di coscienza sociale ...

Sarebbe un progetto di lungo respiro, perchè tenterebbe di unire la gente in senso di responsabilità.
Per questo vedrebbe impegnate più generazioni e, almeno nelle fasi iniziali, sarebbe approvato da una minoranza.

Questo è il mio primo abbozzo di manifesto politico, che integra quelli laici già inseriti e gli argomenti di accusa.
Un abbozzo, dunque, in divenire. Insieme alla minoranza che vuole neuroni finzionanti a prezzo di emarginazione sociale.
E allora, vi chiedo, cortesemente, di far circolare in ogni modo questo mio pensiero. Vi chiedo di raccoglierlo.

La formazione di una coscienza sociale, che manca in questa Italietta, è fondamento del vivere.
Distingue il Paese civile da quello moderno. L'Italia è esempio di Paese moderno, ovvero un luogo dove ciò che ci unisce sono i prodotti della tecnologia (oltre al calcio, il che è tutto dire).

Per questo ci sentiamo civili?

La modernità è positiva quando accompagnata da un senso civile. Isolata, non è sinonimo di civiltà, nonostante quanto cerchino di farci credere i berluscones (ampiamente presenti nella politica e nei media in modo trasversale).
Ecco, questa consapevolezza mi piacerebbe vedere nella gente.

Il senso civile.
La presa di coscienza.
E la scelta consapevole, non passiva sulla tradizione. Che poi può anche coincidere con la tradizione.

Andrebbero isolati, o ridotti, i comportamenti di chi si adegua per paura, passività, ignoranza (sono nostre carattristiche abilmente plasmate nei secoli da Santa Mamma Chiesa).

Andrebbero evitate le scelte passive che impediscono alle leggi di tutelare le varie posizioni.

Si ribadisce, a titolo di esempio, che la legge sull'aborto, così come quelle che regolamenterebbero la fecondazione assistita eterologa, l'eutanasia (eccetera), non sono obbligo di aborto, fecondazione eterologa o eutanasia, ma permettono la scelta in un contesto sociale.
Triste dovere specificare questa ovvietà in un Paese in cui si votano leggi di ispirazione cattolica (ovvero il parere metafisico di pochi che diventa imposizione per tutti), mentre le poche disposizioni laiche presenti sono ancora attaccate e criticate.

Mi si obietta che in un Paese allo sfascio, in cui molti non arrivano economicamente a fine mese, i problemi etici e sociali sono di secondaria importanza.

Ci ho riflettuto. Poi ho visto cosa succede in quei Paesi europei in cui i problemi sono spesso di sopravvivenza, ma che hanno un senso laico e sociale (la religione concretizzata nel potere diventa asociale proprio perchè tende a posizioni assolutistiche, di una minoranza, e dogmatiche).
Riprendo l'esempio della Romania.
Sapete, credo, che molte coppie italiane che desiderano un figlio con la fecondazione eterologa, sono costrette ad andare anche in Romania, dove questo trattamento è lecito.
Sapete, voi che vi siete astenuti al referendum, voi che magari leggete questo mio blaterare e scuotete le spallucce alate, o tacete, sapete che ogni sofferenza e ogni viaggio all'estero di queste coppie è anche merito vostro, vero?
Ecco, allora mi viene un sospetto, che è penosa conferma di quanto già sopra scritto.

In Italia non c'è solo il drammatico problema dell'inflazione, della spesa pubblica allo spasimo, della pressione fiscale mordace, no.
In Italia, oltre questo, e per certi aspetti sopra questo, c'è il dramma dell'assenza del senso sociale naturalmente percepito e condiviso dal popolo.

Chiudo con un altro esempio.
Ultimamente si sente di più l'emergenza sicurezza.
Si sente di più soprattutto perchè, proprio in questo periodo, i media le hanno dato risalto (il che non significa necessariamente che l'hanno ingigantita).
Ora, fuori da gni buonismo fuorviante, sostengo che l'immigrato irregolare, e persino regolare, che è qui per delinquere, dovrebbe essere accompagnato alla frontiera, schedato anche con DNA, e messo al bando per sempre.
Quello che mi fa impressione, in questa Italietta amplificata da politici e media, è che si sta identificando la criminalità con l'immigrato.
Stop.

Un gran bel processo di transfert. Complimenti.

Fatevi un giro tra le strade dei nostri italiani, osservateli alla guida, con senso civile (ce la fate?).
Ascoltate anche di stupri e altri, molti altri, delitti che avvengono in lingua italiana. Sono la maggioranza. Questo non ve lo dicono, vero? E questo, alle menti passive e superficiali costa fatica indagarlo, vero?
Sapete, uno dei motivi per cui attiriamo la delinquenza migratoria, o per cui chi giunge da noi, anche di passaggio, si sente più libero di praticare il proprio individualismo a danno di quello altrui, è che la nostra Italietta è famosa all'estero per essere terra di ciaciara e permissivismo.
Nella nostra Italietta si premiamo i raccomandati, indipendente dalle loro capacità, avanzano e si stabilizzano nel potere i condannati.
E noi cittadini, dietro, pensando che, se non ci vede la legge, tutto è permesso.
E quando ci vede, beh, si può sempre trovare il sistema per farla franca. Magari con qualche raccomandazione.

mercoledì 19 marzo 2008

Nessun dogma - Eutanasia e dintorni

dalla newsletter UAAR di Bologna:

"NESSUN DOGMA

UAAR - Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti - www.uaar.it
Associazione di Promozione Sociale – iscrizione al registro nazionale nr.141
Presidenti onorari: Laura Balbo, Carlo Flamigni, Margherita Hack, Danilo Mainardi,Piergiorgio
Odifreddi, Pietro Omodeo, Floriano Papi, Valerio Pocar, Emilio Rosini, Sergio Staino
Membro associato IHEU (International Humanist & Ethical Union – London)
e EHF-FHE (European Humanist Federation - Brussels)
Circolo UAAR di Bologna www.uaar.it/bologna bologna@uaar.it Sede: sabato ore 10-12 c/o il Cassero, via Don Minzoni 18 tel 051 555661

i martedì della cultura laica Sala "Silentium"

1) 18/3/2008: Terzo appuntamento con NESSUN DOGMA
Riprende il ciclo di incontri NESSUN DOGMA, i martedì della cultura laica.

Martedì 18 marzo, alla Sala "Silentium", Vicolo Bolognetti 2, alle ore 21 e con ingresso libero, il circolo UAAR di Bologna, con patrocinio del Comune di Bologna - Quartiere San Vitale, presenta:

Schizofrenia intorno all'eutanasia, con GIOVANNI SICURANZA

Durante l'incontro sarà presente un tavolo informativo sulle campagne della nostra associazione, con volantini, DVD, magliette e naturalmente con la nostra disponibilità a confrontarci e a presentare le attività dell'UAAR e del circolo di Bologna

In particolare Giovanni Sicuranza, specialista in Medicina Legale, ha svolto il ruolo di Consulente presso la Procura di Bologna e di Brescia e il Tribunale del Lavoro di Bologna. Nel dicembre 2006 è uscita la sua prima raccolta di racconti dal titolo "maschere" (Giraldi Editore, Bologna), scritta con lo pseudonimo di homo interrogans e con prefazioni di Eraldo Baldini e Valerio Evangelisti. Nello stesso periodo il suo racconto "previsioni", finalista del concorso "Racconti metropolitani", è stato pubblicato nell´antologia "Tropico d'asfalto ed altri racconti" (Edizioni EDUP). Nell´estate 2007 è risultato finalista con un racconto ("penombre") al Concorso Criminalcivico, con pubblicazione in un´antologia dal titolo "Il delitto si tinge di verde", Orione Editore. Nello stesso periodo anche una poesia è stata scelta per l´antologia "Racconti di Neteditor" edita da Giulio Perrone Editore. Il suo racconto "Il museo delle cere" è presente nell´antologia noir "La legge dei figli", curata da Sabina Marchesi e Lorenzo Trenti e con prefazione di Giancarlo De Cataldo, Meridiano Zero Editore. Ha scritto due romanzi, "Quando piove" e "Lungo il vento", e un´ulteriore raccolta di racconti, "Città di Solitudine", quest´ultima con la partecipazione altri due autori..."

attesa II (primi passi) di Giovanni Sicuranza

Un sospiro. Lungo, caldo.
Così denso da uscire dalla cascina e diventare respiro del tramonto e del bosco.
È importante questo sospiro, e merita silenzio, perché è l’ultimo di una vita.
È di Margherita, che muore.
L’alta marea del sangue sfonda gli argini delle labbra in un conato d’addio, poi tutto si spegne.
Silenzio.
***
L’uomo è ombra tratteggiata sull’uscio.
Pensa che dovrebbe voltarsi ancora, una volta, una sola volta verso la donna che ha amato e dirle con gli occhi che non la dimenticherà, mai.
Perché l’ha uccisa. Perché ne ha assaggiato la carne e poi le ha preso la parte più intima e vera. L’agonia.
Dedicata a lui.
Le mani scivolano sul profilo della porta. Scie di sangue firmano il legno fino al bordo della maniglia.
Poi l’uomo si ferma, assorto. Ha sentito, è stato meno di una certezza, ma sa che nell’aria c’è qualcosa di nuovo e allora si affretta a catturare con il naso il sospiro della donna, gli occhi chiusi su quella inaspettata intimità.
Il suo è stato l’ultimo sguardo che Margherita ha visto, sue le ultime mani che Margherita ha sentito sul seno.
Lui e, dopo, nessun altro.
***
Un suono grasso, ecco cosa ha svegliato Piero.
Ha aperto gli occhi sul soffitto nero ed è rimasto immobile. Il suono si è ripetuto e Piero ha capito che non è solo grasso, ma anche umido, e nello stesso tempo ha capito anche di cosa si tratta.
Qualcuno inspira rumorosamente, a pochi passi.
Allora si è alzato dal giaciglio d’erba, o almeno ci ha provato fino a quando le ginocchia gonfie di artrosi non lo hanno fatto cadere come in preghiera.
È tutto un sogno, si è rassicurato mentre lo sguardo cadeva sull’ombra al suo fianco e si infrangeva sul luccichio di una lama, è solo un sogno e la prossima volta faresti meglio a dormire nella cascina.
- Buonasera – soffia l’ombra, cordiale.
- ah … - deglutisce Piero.
Cazzo di sogno, però, sembra vero.
Un punto a sfavore del vino di Margherita. D’altra parte tutto di quella donna è marcio. Per questo non ha voluto dormire con lei. Per questo e anche perché …
Lo sguardo è basso, ora, sul cavallo dei pantaloni della tuta.
Beh, cosa c’entra questo. Mi piscio addosso solo perché bevo troppo, Margherita lo sa.
- Bel tramonto, vero?
La domanda cade dritta dritta sulla pelata di Piero, che reagisce all’urto con un sobbalzo. L’attimo dopo si ritrova con il culo sull’erba e con l’ombra che è diventata un uomo.
Piero socchiude gli occhi.
Cos’ha sul volto questo tipo? Una malattia della pelle, senza dubbio.
- Perché sorridi? – chiede ancora l’altro e si china ancora di più su Piero.
- Beh, cavolo, Margherita può portarsi in casa solo uomini marci - risponde lui mentre il sorriso diventa una sfilata di denti gialli e spazi vuoti.
L’uomo sopra di lui stringe le labbra.
- E dai, non prendertela. Sei solo un sogno, no? – Piero tenta di alzarsi, ma le gambe sono assalite da un esercito di fitte, che respinge il culo tra l’erba.
- Che palle – mormora sconfitto.
***
L’uomo si avvicina ancora di più, la mano che stringe la lama e sale, sale verso gli occhi liquidi di questo imprevisto. Un barbone, uno scarto che ammorba il suo trionfo di intimità.
Non gli era mai successo con le altre donne. Il loro sangue, la loro agonia. Tutte per lui in un amplesso unico, sublime. Inviolato.
Dopo, è sempre rimasto immobile, sull’uscio delle loro alcove. ad assaporare la vita e la morte che si erano unite per lui e mai, mai nessuno aveva osato interromperlo.
Tanto meno un derelitto. Un cencioso delirante.
- Non c’è marcio tra me e Margherita – sibila, duro, a penetrare il tanfo di orina e sudore che emana l’intruso.
Ma l’altro continua a sorridere e sembra non vedere le macchie di sangue con cui Margherita ha dipinto il suo volto, addirittura sembra non fare caso al coltello con cui le ha reciso la gola per bere dalla ferita.
L’uomo sta per colpire, ma una mano di consapevolezza frena la sua..
All’improvviso si rende conto che non c’è morte dignitosa per un individuo del genere e che la soluzione giusta è cancellarlo dallo sguardo. Voltarsi e andare via, prima che quell’individuo lo spinga ad un gesto che rovinerebbe la purezza raccolta.
Andare via, sì, verso altri amplessi.
Nell’attesa dell’amore e della morte.
***
Piero può finalmente sognare di sdraiarsi sull’erba e di chiudere gli occhi, per entrare in un nuovo sogno dove non c’è posto per quell’ombra con le macchie sul viso.
Adesso voglio essere io l’uomo di Margherita, pensa, e un altro sorriso gli allarga il volto, però di una Margherita diversa da quella vera, bella come lei, ma non infetta.
- Altrimenti ci rimango secco sicuro – bisbiglia nel silenzio della sera.
E così confortato, prima di addormentarsi regala al bosco un sospiro.

Lungo. Caldo.

giovedì 28 febbraio 2008

l'evoluzionismo non è altro che aberrante ideologia marxista!

Questo link è per conoscenza di quei (pochi?) neuroni liberi e curiosi:

http://www.uaar.it/news/2008/02/28/evoluzionismo-secondo-tg2/

E' un video presente su you tube,
riguarda un servizio andato in onda sul TG 2 (TeocraticoGiornale 2), tanto per avere l'ennesimo e ormai monotono esempio di quanto i media diano potere ai ministri vaticanensi

Ovviamente
noi

mica discendiamo dalla "scimmia",
no?

Credo che il video si commenti da solo. Altre mie masturbazioni cerebrali mi sembrano qui superflue.

Solo una riflessione. Intima.

Temo di soffrire di allucinazioni, di avere falsi ricordi. Presente tutte quelle amenità sui fossili, sull'adattamento all'ambiente, insomma, non esistono, vero?
Ma vi rendete conto che fino ad oggi sono stato convinto di vivere nel 2008 d.q.t.C. (dopo quel tale Cresto)?

Spegnete le luci, ora. Accendete le candele.

I tempi bui sono ancora tra noi.

In noi.

venerdì 22 febbraio 2008

"La legge dei figli" su Arcoris TV

Sì, lo so. Sempre la solita antologia. Però sono piccole, transitorie, soddisfazioni.

Quando inizierò a scrivere qualcosa di nuovo?

Al momento attendo ancora risposte da Case Editrici per i romanzi "Quando piove" e "Lungo il vento".

Ce la faranno i miei personaggi?

E, soprattutto, perchè riempio di domande questo post, invece di tormentare pagine word con narrativa sparsa?

mercoledì 20 febbraio 2008

schematica precisazione sull'obiezione di coscienza (intorno alla legge che regolamenta aborto)

A proposito di quanto dichiarato in precedenza e su altri siti (vd. http://www.firmiamo.it/sign/list/liberadonna/order_by/activity#stats , sito che consiglio per altri e più importanti motivi), dove il mio pensiero non ha avuto modo di esprimersi completamente per mancanza spazio, rimando al forum (scrivo con nick "losaccio"):
http://www.poetika.it/topic.asp?id=2339

In particolare:

" ... E a rimetterci , nel frattempo, continuerebbero ad essere loro. Donne rifiutate negli ospedali, che supplicano il farmacista, che arrivano in consultorio all'ultimo, o quando è tardi, per abortire. Perchè la Sanità è seminata da una larga maggioranza di obiettori. Perchè al Pronto Soccorso ti attendono i ministri della sacralità della vita, pronti a ricordarti che stai commettendo un omicidio, che la vità, loro lo sanno, è inviolabile ed inizia fin dal concepimento. Le vedo nella mia professione, queste donne. E dico di più: la legge 194 è per questo motivo già violata. Mi oppongo all'obiezione di coscienza, perchè lede il bene primario del principio di autoderminazione e della libertà dell'uomo (inteso come specie), garantito dalla Costituzione in giù.
E, se proprio obiettori devono esserci, che siano almeno ben distribuiti nei turni tra chi pratica l'aborto legale, non schiacciante maggioranza ospedaliera.
Vergogna!
...
E preciso: il vergogna finale, che ribadisco, non è rivolto agli interventi di questo forum, nè agli obiettori in toto. Ma ad un certo modo, spiegato (spero), di rendere pratica l'obiezione di coscienza a danno della donna che vuole abortire ..."

Vedo come buon auspicio la decisione del Ministro Livia Turco: almeno un medico non obiettore nei Consultori.

Giovanni Sicuranza

mercoledì 30 gennaio 2008

attesa - di Giovanni Sicuranza -


Tutte le volte che si voltava, lei era altrove.
Gli occhi altrove. Belli, spalancati di verde.
Ma altrove.

Allora lui tornava a guardare avanti, verso l’indifferenza.
Rilassa il viso, scuoti le spalle, si esortava, anche se i denti si stringevano forte, uno sull’altro, anche se la schiena diventava cemento.

Resisteva un paio di secondi.
Poi si voltava ancora, in uno spasmo di angoscia, come se il suo mondo fosse dietro.
E tutto intorno, davanti, ai lati, senza lei, solo oscurità.
Ma lei c’era. Assente.

Le braccia sul seno, come a chiudere il corpo al desiderio di lui.
I capelli, lunghe radici nere a graffiare il pavimento.

L’alba gettò un raggio di coscienza sull’uomo. Che finalmente, passo dopo passo, silenzioso, uscì dalla casa.
Come tutte le altre, anche questa donna è morta, infine. Il pensiero, improvviso, lo trattenne a ciondolare sull’uscio.

E quando vide che il sangue di lei era passato dalle sue mani alla maniglia della porta, capì che avrebbe dovuto cercare ancora.
Nella notte, una donna d’amare. Ancora.


breve esercizio di scrittura

Mah na mah na!


inno salva-vita dell'interrogans

ah, se trovo chi mi ha rubato un'idea così semplice e frizzante!

giovedì 24 gennaio 2008

Nei dintorni della Costituzione. Bologna.

Sabato, 26 gennaio alle 18,00 alla libreria Irnerio presentazione de

'La legge dei figli.
Antologia Noir per i sessant'anni della Costituzione'(Meridiano Zero editore)

Intervengono:
Il curatore Lorenzo Trenti,
gli autori Carmelo Pecora, Simona Mammano, Mauro Marcialis, Giovanni Sicuranza, Andrea Testa,
il critico Alberto Sebastiani
.

Nel 1948 è stata promulgata la Costituzione della Repubblica Italiana, che il primo gennaio 2008 ha compiuto sessant'anni. L'editore Meridiano Zero ha deciso di celebrarla con un libro curioso, che sabato sottoponiamo alla vostra attenzione: 'La Legge dei Figli'.
Si tratta di un'antologia di racconti in cui ciascun autore prende in esame un singolo articolo della Carta per trarne un racconto su come puo' venir disatteso, o calpestato, da quelle stesse persone che sono preposte a difendere i diritti dei cittadini: gli operatori di giustizia. Sarebbe dunque un'operazione disperante, se non fosse che questi stessi operatori sono anche gli autori dell'antologia in questione. Ben consapevoli, dunque, delle storture che certe strutture dello Stato - o i loro stessi colleghi - mettono in atto, ma proprio per questo fondamentali nel dirci : 'eccoci, siamo qui, sappiamo che queste cose esistono e vediamo, vigiliamo, interveniamo'.

Dice, molto meglio, Giancarlo De Cataldo nell'introduzione al volume:'Il tema del tradimento della Costituzione e' centrale nelle esperienze narrative di questi scrittori che, nello stesso tempo, sono leali servitori dello Stato, ne conoscono la macchina e i piu' segreti segmenti operativi, e ce li svelano in modo impietoso, duro, coinvolgente. Si potrebbe obiettare: e' un'antologia pessimista. E' una collezione di casi disparati - e disperati - di inabissamento della Democrazia. Si potrebbe ribattere che il solo fatto di esserci, in questa antologia, di continuare a mantenere alta la bandiera della Costituzione com'e' e avrebbe dovuto, e potuto, essere, rappresenta la migliore risposta a un pessimismo che, nel suo dilagare, rischia di travolgere anche quelle pagine della nostra Storia recente che, per contrasto, questa antologia e' destinata a far rifulgere'.

'La legge dei figli' non e' un libro facile.
Suscita emozioni forti e violente, perche' mina le certezze sulle quali basiamo la nostra vita quotidiana: il diritto, la giustizia, l'eguaglianza, il lavoro. Ma davvero si puo' condividere la lettura in chiave ottimistica di De Cataldo: la Costituzione c'e', c'e' chi la conosce e la applica, a dispetto di chi la calpesta.
Ne avremo esempi significativi sabato in libreria. In tutto questo, si potrebbe pensare che la qualita' dei racconti, con una sostanza cosi' pregnante, sia secondaria. Non e' cosi'. Colpisce leggere dei racconti noir cosi' densi ed efficaci, capaci di trascinarci in pochissime pagine al centro della vicenda.
Ottima letteratura d'impegno.

Una breve biografia degli autori che interverranno sabato:
Simona Mammano e' della Polizia di Stato di Bologna, e collabora con un magistrato della direzione antimafia. Ha dedicato il suo racconto all'art. 13, 'La liberta' personale e' inviolabile.', con un racconto sui fatti della scuola Diaz di Genova.
Mauro Marcialis e' maresciallo della Guardia di Finanza. Dedica il suo racconto all'art. 53 'Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacita' contributiva'.
Carmelo Pecora e' ispettore capo della Polizia Scientifica della Questura di Forli'-Cesena. Nell'antologia si occupa dell'art. 48, sul diritto di voto dei cittadini.
Giovanni Sicuranza e' specialista in medicina legale, e ha svolto consulenze per vari tribunali. Dedica il suo intervento all'art. 38, 'Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale' per mostrarci in quanti modi si puo' quotidianamente disattendere quest'articolo.
Andrea Testa, carabiniere scelto, dedica il suo racconto all'art. 12, sulla Bandiera, in nome della quale in tanti si arrogano il diritto di farsi giustizia da soli...

Come dice Woody Allen: 'Leggo per legittima difesa'.