mercoledì 30 gennaio 2008

attesa - di Giovanni Sicuranza -


Tutte le volte che si voltava, lei era altrove.
Gli occhi altrove. Belli, spalancati di verde.
Ma altrove.

Allora lui tornava a guardare avanti, verso l’indifferenza.
Rilassa il viso, scuoti le spalle, si esortava, anche se i denti si stringevano forte, uno sull’altro, anche se la schiena diventava cemento.

Resisteva un paio di secondi.
Poi si voltava ancora, in uno spasmo di angoscia, come se il suo mondo fosse dietro.
E tutto intorno, davanti, ai lati, senza lei, solo oscurità.
Ma lei c’era. Assente.

Le braccia sul seno, come a chiudere il corpo al desiderio di lui.
I capelli, lunghe radici nere a graffiare il pavimento.

L’alba gettò un raggio di coscienza sull’uomo. Che finalmente, passo dopo passo, silenzioso, uscì dalla casa.
Come tutte le altre, anche questa donna è morta, infine. Il pensiero, improvviso, lo trattenne a ciondolare sull’uscio.

E quando vide che il sangue di lei era passato dalle sue mani alla maniglia della porta, capì che avrebbe dovuto cercare ancora.
Nella notte, una donna d’amare. Ancora.


breve esercizio di scrittura

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