domenica 25 maggio 2008

attesa (risvegli)

La notte si spezza nell'incubo dell'uomo.
Luce, lame. Filtrano dalle persiane, si infilano ovunque sotto le lenzuola sudate.
Severo si rannicchia sui cuscini con un gemito.
Il cuore batte ancora, però, anche oggi. Nonostante tutto, non è lui che si è lanciato dal baratro.
Ma quello che ha vissuto nel sonno non è nemmeno un incubo. Certo, filtrato, con colori da technicolor, con prospettive che non potrebbe mai conoscere, come il primo piano del suicida ripreso di fronte. Assurdo, non avrebbe proprio potuto farlo, a meno di librarsi nel vuoto come i cartoon.
Ma un po' di serietà, cavolo, perchè, queste licenze oniriche a parte, nel sonno ha semplicemente rivisto quanto accaduto due giorni prima.
Il suicido del barbone. Un relitto che si era messo in testa di amare quanto lui, solo lui, riesce a amare. Di uccidere come solo la sua passione sa uccidere.
Che tormento, quel parassita. Lo ha seguito per mesi, dopo averne spiato gli amplessi. Ha lasciato una lunga bava di ammirazione lungo la sua ricerca.
Severo allunga cauto le gambe oltre il letto, attento a non fare rumore, per non svegliare la donna al suo fianco.
Il fatto che sia morta, dilaniata dai suoi denti e da quelli di un coltello, non gli da certo il diritto di mancarle di rispetto.


Giovanni Sicuranza

attesa (respiri)

Sul baratro, l’uomo non respira. È un allenamento per prepararsi a morire.
Trattieni il respiro e chiudi gli occhi.
No
, pensa, lasciali aperti, gli occhi, e guarda, sei sulla Panoramica, c’è tutta la città, lì davanti, così piccola e distante, un plastico vulnerabile.
Uno sprazzo di vitalità che lo sorprende al punto di fargli abbassare le difese. Così l’aria sfonda le narici, mentre lui inarca la schiena sotto quel fresco precipitare verso i polmoni.
L’attimo dopo, mentre annaspa con il naso, lo sguardo torna al pulsare delle luci in fondo alla vallata.
Così vulnerabile, questa città. Ed è la tua assassina.
L’uomo vorrebbe sorridere, ora, ma le sue labbra da tempo ne ignorano i desideri e fino a oggi hanno avuto ragione.
Allora decide di infischiarsene di tutto e si accascia sul bordo del baratro, lungo la linea dell’alba.
Città canaglia, non sei riuscita a digerirmi e ora mi sputi.
Gli occhi cadono sul selciato al suo fianco, seguendo le dita che disegnano ellissi, appena accennate, leggere. Fragili.
- Ti aspettavi gratitudine? – ironizzano le labbra.
L’uomo inclina la testa di lato e rimane in silenzio, paziente, fino a quando il loro suono precipita sotto, tra i massi del dirupo, fino a quando non si spezza per sempre sui tetti della periferia, settecento metri più in basso.
Ma le labbra sono testarde.
- La città non apprezza la morte.
Questo è troppo!, sbotta la mente di lui, mentre le dita sollevano solidali sbuffi di selciato.
Un sorriso, decisamente fuori luogo.
Siete arroganti, siete…
- Maleducate? – provocano le labbra, rotolando macigni di sofferenza – Invece tu, no, vero? Ci hai sfruttato per i tuoi scopi, ci hai spinto verso la seduzione.
L’uomo decide di smettere ancora di respirare e di farla finita, ma quelle due smorfiose sono un impeto di parole.
- Ci hai spinto verso le labbra delle tue vittime. E per cosa? Per ingannarle. Un bacio, un sorriso. E poi le hai uccise, tutte.
Era solo amore, geme lui, solo amore. Dovevo essere l’ultimo per ognuna di loro. Io dovevo solo …

- Ucciderle.
Le mani di lui salgono alla bocca e stringono.
Basta!, urla.
Le dita artigliano le labbra, le schiacciano una contro l’altra.
Zitte!
E tirano, graffiano, affondano, fino a farle sanguinare.
Fino a ucciderle.
L’uomo ansima mentre si alza in piedi.
L’alba sta diluendo i suoi colori e tra poco la città sarà ancora un occhio vigile.
C’è troppa paura in giro, troppa gente interessata a lui.
È da un mese che non riesce a avvicinare un’altra donna, un’altra come quelle che ha amato. Per sempre.
La città è l’ultima donna, la più grande. E ingloba tutte le altre.
Gli occhi di lui diventano pesanti di lacrime.
La città lo tiene lontano. Negandogli l’amore.
L’attimo dopo l’uomo è un lungo tuffo nel vuoto.
Mentre precipita ha la mente sgombra, gli occhi chiusi, il respiro sospeso.
Solo le labbra, libere dalla presa, sorridono.


Giovanni Sicuranza

lunedì 19 maggio 2008

tra i miei deliri

Al momento, dove trovare (e acquistare) i miei romanzi:

http://www.ilmiolibro.it/autore.asp?id=2358

Da luglio '08:

"L'ordine delle cose", nell'antologia "Giallo Scacchi", Ed. Ediscere

(anteprima anche su: http://www.statale11editrice.it/avantgarden/index.php?option=com_content&task=view&id=108&Itemid=40 )

Si invita a versare un contributo sul c.c. 69696969, Banca Popolare dell'Autore Egocentrico in Estinzione (così da arricchirlo e favorirne l'estinzione).

Gracias.

giovedì 1 maggio 2008

postilla al manifesto

Questa mattina riflettevo su un'altra banalità del vivere quotidiano.
Ho messo sul lunotto posteriore dell'auto un adesivo simile a quello di tanti altri quando si muovono con un bambino al seguito.
Del tipo "bebè a bordo", quello con la faccia paffuttella e sorridente, per intenderci.
Il segnale è: fate attenzione perchè si trasportano cuccioli.
Poi si parte.
Cosa che ho fatto. Per poco, e nonostante il segnale di dare la precedenza, un furgoncino non tagliava in due uno scooterista.
Ovviamente nel paese dei balocchi è toccato al guidatore del furgoncino suonare come se avesse subito un grave torto.
Chissà perchè, ma contesterei a certi guidatori, che sono l'emblema del Paese, il reato di tentato omicidio.
Sintomatico tentare di difendere il bambino a bordo con un adesivo che invita alla prudenza.
Prudenza che deve invece essere pretesa, prudenza che dovrebbe essere praticata da ogni guidatore. Indipendentemente dall'adesivo, indipendentemente che si incrocino veicoli con bambini a bordo.
Però per tutti noi questo è naturale.
Così mi sono fermato. Ho lacerato l'adesivo alla meglio, ho preso un foglio A4, ho scarabocchiato un'ovvietà e l'ho attaccato sul lunotto posteriore, attento a non impedirmi la visuale.
Da oggi forse la mia auto ispirerà l'aggressività o l'ilarità (prevedibili) degli automobilisti, forse sarà persino a rischio di atti vandalici.
La scritta sul foglio ammonisce:
"IL CODICE STRADALE NON E' UN OPTIONAL"

Manifesto indipendente (sulla scia di un intervento in forum)

... un movimento di coscienza sociale ...

Sarebbe un progetto di lungo respiro, perchè tenterebbe di unire la gente in senso di responsabilità.
Per questo vedrebbe impegnate più generazioni e, almeno nelle fasi iniziali, sarebbe approvato da una minoranza.

Questo è il mio primo abbozzo di manifesto politico, che integra quelli laici già inseriti e gli argomenti di accusa.
Un abbozzo, dunque, in divenire. Insieme alla minoranza che vuole neuroni finzionanti a prezzo di emarginazione sociale.
E allora, vi chiedo, cortesemente, di far circolare in ogni modo questo mio pensiero. Vi chiedo di raccoglierlo.

La formazione di una coscienza sociale, che manca in questa Italietta, è fondamento del vivere.
Distingue il Paese civile da quello moderno. L'Italia è esempio di Paese moderno, ovvero un luogo dove ciò che ci unisce sono i prodotti della tecnologia (oltre al calcio, il che è tutto dire).

Per questo ci sentiamo civili?

La modernità è positiva quando accompagnata da un senso civile. Isolata, non è sinonimo di civiltà, nonostante quanto cerchino di farci credere i berluscones (ampiamente presenti nella politica e nei media in modo trasversale).
Ecco, questa consapevolezza mi piacerebbe vedere nella gente.

Il senso civile.
La presa di coscienza.
E la scelta consapevole, non passiva sulla tradizione. Che poi può anche coincidere con la tradizione.

Andrebbero isolati, o ridotti, i comportamenti di chi si adegua per paura, passività, ignoranza (sono nostre carattristiche abilmente plasmate nei secoli da Santa Mamma Chiesa).

Andrebbero evitate le scelte passive che impediscono alle leggi di tutelare le varie posizioni.

Si ribadisce, a titolo di esempio, che la legge sull'aborto, così come quelle che regolamenterebbero la fecondazione assistita eterologa, l'eutanasia (eccetera), non sono obbligo di aborto, fecondazione eterologa o eutanasia, ma permettono la scelta in un contesto sociale.
Triste dovere specificare questa ovvietà in un Paese in cui si votano leggi di ispirazione cattolica (ovvero il parere metafisico di pochi che diventa imposizione per tutti), mentre le poche disposizioni laiche presenti sono ancora attaccate e criticate.

Mi si obietta che in un Paese allo sfascio, in cui molti non arrivano economicamente a fine mese, i problemi etici e sociali sono di secondaria importanza.

Ci ho riflettuto. Poi ho visto cosa succede in quei Paesi europei in cui i problemi sono spesso di sopravvivenza, ma che hanno un senso laico e sociale (la religione concretizzata nel potere diventa asociale proprio perchè tende a posizioni assolutistiche, di una minoranza, e dogmatiche).
Riprendo l'esempio della Romania.
Sapete, credo, che molte coppie italiane che desiderano un figlio con la fecondazione eterologa, sono costrette ad andare anche in Romania, dove questo trattamento è lecito.
Sapete, voi che vi siete astenuti al referendum, voi che magari leggete questo mio blaterare e scuotete le spallucce alate, o tacete, sapete che ogni sofferenza e ogni viaggio all'estero di queste coppie è anche merito vostro, vero?
Ecco, allora mi viene un sospetto, che è penosa conferma di quanto già sopra scritto.

In Italia non c'è solo il drammatico problema dell'inflazione, della spesa pubblica allo spasimo, della pressione fiscale mordace, no.
In Italia, oltre questo, e per certi aspetti sopra questo, c'è il dramma dell'assenza del senso sociale naturalmente percepito e condiviso dal popolo.

Chiudo con un altro esempio.
Ultimamente si sente di più l'emergenza sicurezza.
Si sente di più soprattutto perchè, proprio in questo periodo, i media le hanno dato risalto (il che non significa necessariamente che l'hanno ingigantita).
Ora, fuori da gni buonismo fuorviante, sostengo che l'immigrato irregolare, e persino regolare, che è qui per delinquere, dovrebbe essere accompagnato alla frontiera, schedato anche con DNA, e messo al bando per sempre.
Quello che mi fa impressione, in questa Italietta amplificata da politici e media, è che si sta identificando la criminalità con l'immigrato.
Stop.

Un gran bel processo di transfert. Complimenti.

Fatevi un giro tra le strade dei nostri italiani, osservateli alla guida, con senso civile (ce la fate?).
Ascoltate anche di stupri e altri, molti altri, delitti che avvengono in lingua italiana. Sono la maggioranza. Questo non ve lo dicono, vero? E questo, alle menti passive e superficiali costa fatica indagarlo, vero?
Sapete, uno dei motivi per cui attiriamo la delinquenza migratoria, o per cui chi giunge da noi, anche di passaggio, si sente più libero di praticare il proprio individualismo a danno di quello altrui, è che la nostra Italietta è famosa all'estero per essere terra di ciaciara e permissivismo.
Nella nostra Italietta si premiamo i raccomandati, indipendente dalle loro capacità, avanzano e si stabilizzano nel potere i condannati.
E noi cittadini, dietro, pensando che, se non ci vede la legge, tutto è permesso.
E quando ci vede, beh, si può sempre trovare il sistema per farla franca. Magari con qualche raccomandazione.