lunedì 29 ottobre 2007

Una sintesi schematica dei fenomeni cadaverici

SCHEMI CRONOLOGICI E RIASSUNTIVI DEI FENOMENI CADAVERICI



I fenomeni cadaverici sono un insieme complesso di cambiamenti organici, fisici e chimici che modificano il corpo durante e dopo la morte.
Si tenga presente che la morte non è un atto che si completa nell’immediato, ma è prolungata nel tempo, con la vita che continua in organi e apparati anche a decesso avvenuto, in modo a noi impercettibile.
È proprio su questo principio che si basa la progressione dei fenomeni cadaverici.

Tali cambiamenti fenomenici avvengono nella struttura del corpo e, quando possono essere osservati dall’esterno, come avviene in sede di sopralluogo e autopsia, vengono definiti segni.
Ad esempio, la rigidità cadaverica che si riscontra nel cadavere è un segno. Responsabile di tale rigidità è tuttavia un complesso di fenomeni non osservabili direttamente (per non essere pedante, cito solo uno di questi fenomeni alla base del segno rigidità: la degenerazione dei legamenti muscolari di actina-miosina, provocata dalla scomparsa dell’acido adenosintrifosforico, detto anche ATP, con conseguente blocco muscolare in uno stato di accorciamento).

I fenomeni cadaverici si divino essenzialmente in due gruppi: abiotici e trasformativi.

I fenomeni sono detti abiotici quando dipendono dalla cessazione delle attività vitali; ecco perché i segni che li rivelano all’osservatore sono “negativi”.

Si differenziano dai fenomeni trasformativi, che determinano modificazioni importanti del cadavere. I segni che li rivelano sono pertanto detti "positivi".
Di seguito, uno schema riassuntivo del loro significato e del periodo di comparsa, tenendo sempre presente che ci sono molte variabili, intrinseche (del corpo) ed estrinseche (dell’ambiente) che si combinano tra loro in vario modo, così da non rendere sempre attendibile la cronologia riportata (da intendersi dunque come parametro medio a condizioni standard).

Classificazione dei fenomeni cadaverici

1. ABIOTICI:
· immediati: perdita della coscienza, della sensibilità, della motilità, del tono muscolare; cessazione del circolo e del respiro;
· consecutivi: raffreddamento; disidratazione; ipostasi; acidificazione; eccitabilità neuro- muscolare; rigidità cadaverica;

2. TRASFORMATIVI:
· distruttivi: autolisi; autodigestione; putrefazione;
· speciali: macerazione; mummificazione; saponificazione; corificazione.



Raffreddamento·

ore dalla morte
gradi persi/ ora
prime 3- 4
0.5°
successive 6- 8

successive 12 (e fino a circa 18- 24)
da 3/4° a 1/2° a 1/3° fino a T ambiente

· Il completo raffreddamento del corpo richiede in media 20- 24 ore (da un minimo di 11 ad un massimo di 30), ma è influenzato da molte variabili intrinsiche ed estrinsiche.


Ipostasi §

migrazione totale
prime 6- 8 ore dalla morte
migrazione parziale
tra le 8- 12 ore dalla morte
fissità assoluta
dopo la 15a ora dalla morte

§ ipostasi da replezione (mobile): sino a 8- 10 ore dalla morte / ipostasi da diffusione (indelebile e fissa): dopo 15 ore dalla morte


Rigidità ¨

fase di insorgenza
dalle 2- 3 ore dopo la morte/ dura 12- 24 ore
fase di stabilizzazione
dura circa 36- 48 ore dalla morte
fase di risoluzione
risoluzione completa dopo 72- 84 ore dalla morte


¨ insorgenza e risoluzione: nucaÞ arti superioriÞ troncoÞ arti inferiori (ordine cranio- caudale); in realtà la rigidità inizia simultaneamente in tutti i distretti, ma si rende manifesta dapprima nei muscoli brevi (mandibola), poi nei muscoli più robusti (arti).

Putrefazione ¥

periodo cromatico
tra le 18- 36 ore dalla morte
periodo enfisematoso
3- 6 giorni dopo la morte (estate)
qualche settimana dopo la morte(inverno)
periodo colliquativo
2- 3 settimane dopo la morte (estate)
alcuni mesi dopo la morte (inverno)
periodo della scheletrizzazione
3- 5 anni dopo la morte

¥ formula di Casper: X= 1, 2, 8 (1: se esposto all'aria / 2: se immersione in acqua / 8: se sotto terra; ovvero: la putrefazione, in media, può avvenire più velocemente se il corpo è all’aria, lentamente se si trova sottoterra, in un tempo leggermente inferiore rispetto all’aria se è nell’acqua).

Giovanni Sicuranza, medico legale



N.B.: l'articolo è presente anche su
il blog a cura di Sabina Marchesi (vd. post precedente)

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