mercoledì 19 marzo 2008

Nessun dogma - Eutanasia e dintorni

dalla newsletter UAAR di Bologna:

"NESSUN DOGMA

UAAR - Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti - www.uaar.it
Associazione di Promozione Sociale – iscrizione al registro nazionale nr.141
Presidenti onorari: Laura Balbo, Carlo Flamigni, Margherita Hack, Danilo Mainardi,Piergiorgio
Odifreddi, Pietro Omodeo, Floriano Papi, Valerio Pocar, Emilio Rosini, Sergio Staino
Membro associato IHEU (International Humanist & Ethical Union – London)
e EHF-FHE (European Humanist Federation - Brussels)
Circolo UAAR di Bologna www.uaar.it/bologna bologna@uaar.it Sede: sabato ore 10-12 c/o il Cassero, via Don Minzoni 18 tel 051 555661

i martedì della cultura laica Sala "Silentium"

1) 18/3/2008: Terzo appuntamento con NESSUN DOGMA
Riprende il ciclo di incontri NESSUN DOGMA, i martedì della cultura laica.

Martedì 18 marzo, alla Sala "Silentium", Vicolo Bolognetti 2, alle ore 21 e con ingresso libero, il circolo UAAR di Bologna, con patrocinio del Comune di Bologna - Quartiere San Vitale, presenta:

Schizofrenia intorno all'eutanasia, con GIOVANNI SICURANZA

Durante l'incontro sarà presente un tavolo informativo sulle campagne della nostra associazione, con volantini, DVD, magliette e naturalmente con la nostra disponibilità a confrontarci e a presentare le attività dell'UAAR e del circolo di Bologna

In particolare Giovanni Sicuranza, specialista in Medicina Legale, ha svolto il ruolo di Consulente presso la Procura di Bologna e di Brescia e il Tribunale del Lavoro di Bologna. Nel dicembre 2006 è uscita la sua prima raccolta di racconti dal titolo "maschere" (Giraldi Editore, Bologna), scritta con lo pseudonimo di homo interrogans e con prefazioni di Eraldo Baldini e Valerio Evangelisti. Nello stesso periodo il suo racconto "previsioni", finalista del concorso "Racconti metropolitani", è stato pubblicato nell´antologia "Tropico d'asfalto ed altri racconti" (Edizioni EDUP). Nell´estate 2007 è risultato finalista con un racconto ("penombre") al Concorso Criminalcivico, con pubblicazione in un´antologia dal titolo "Il delitto si tinge di verde", Orione Editore. Nello stesso periodo anche una poesia è stata scelta per l´antologia "Racconti di Neteditor" edita da Giulio Perrone Editore. Il suo racconto "Il museo delle cere" è presente nell´antologia noir "La legge dei figli", curata da Sabina Marchesi e Lorenzo Trenti e con prefazione di Giancarlo De Cataldo, Meridiano Zero Editore. Ha scritto due romanzi, "Quando piove" e "Lungo il vento", e un´ulteriore raccolta di racconti, "Città di Solitudine", quest´ultima con la partecipazione altri due autori..."

attesa II (primi passi) di Giovanni Sicuranza

Un sospiro. Lungo, caldo.
Così denso da uscire dalla cascina e diventare respiro del tramonto e del bosco.
È importante questo sospiro, e merita silenzio, perché è l’ultimo di una vita.
È di Margherita, che muore.
L’alta marea del sangue sfonda gli argini delle labbra in un conato d’addio, poi tutto si spegne.
Silenzio.
***
L’uomo è ombra tratteggiata sull’uscio.
Pensa che dovrebbe voltarsi ancora, una volta, una sola volta verso la donna che ha amato e dirle con gli occhi che non la dimenticherà, mai.
Perché l’ha uccisa. Perché ne ha assaggiato la carne e poi le ha preso la parte più intima e vera. L’agonia.
Dedicata a lui.
Le mani scivolano sul profilo della porta. Scie di sangue firmano il legno fino al bordo della maniglia.
Poi l’uomo si ferma, assorto. Ha sentito, è stato meno di una certezza, ma sa che nell’aria c’è qualcosa di nuovo e allora si affretta a catturare con il naso il sospiro della donna, gli occhi chiusi su quella inaspettata intimità.
Il suo è stato l’ultimo sguardo che Margherita ha visto, sue le ultime mani che Margherita ha sentito sul seno.
Lui e, dopo, nessun altro.
***
Un suono grasso, ecco cosa ha svegliato Piero.
Ha aperto gli occhi sul soffitto nero ed è rimasto immobile. Il suono si è ripetuto e Piero ha capito che non è solo grasso, ma anche umido, e nello stesso tempo ha capito anche di cosa si tratta.
Qualcuno inspira rumorosamente, a pochi passi.
Allora si è alzato dal giaciglio d’erba, o almeno ci ha provato fino a quando le ginocchia gonfie di artrosi non lo hanno fatto cadere come in preghiera.
È tutto un sogno, si è rassicurato mentre lo sguardo cadeva sull’ombra al suo fianco e si infrangeva sul luccichio di una lama, è solo un sogno e la prossima volta faresti meglio a dormire nella cascina.
- Buonasera – soffia l’ombra, cordiale.
- ah … - deglutisce Piero.
Cazzo di sogno, però, sembra vero.
Un punto a sfavore del vino di Margherita. D’altra parte tutto di quella donna è marcio. Per questo non ha voluto dormire con lei. Per questo e anche perché …
Lo sguardo è basso, ora, sul cavallo dei pantaloni della tuta.
Beh, cosa c’entra questo. Mi piscio addosso solo perché bevo troppo, Margherita lo sa.
- Bel tramonto, vero?
La domanda cade dritta dritta sulla pelata di Piero, che reagisce all’urto con un sobbalzo. L’attimo dopo si ritrova con il culo sull’erba e con l’ombra che è diventata un uomo.
Piero socchiude gli occhi.
Cos’ha sul volto questo tipo? Una malattia della pelle, senza dubbio.
- Perché sorridi? – chiede ancora l’altro e si china ancora di più su Piero.
- Beh, cavolo, Margherita può portarsi in casa solo uomini marci - risponde lui mentre il sorriso diventa una sfilata di denti gialli e spazi vuoti.
L’uomo sopra di lui stringe le labbra.
- E dai, non prendertela. Sei solo un sogno, no? – Piero tenta di alzarsi, ma le gambe sono assalite da un esercito di fitte, che respinge il culo tra l’erba.
- Che palle – mormora sconfitto.
***
L’uomo si avvicina ancora di più, la mano che stringe la lama e sale, sale verso gli occhi liquidi di questo imprevisto. Un barbone, uno scarto che ammorba il suo trionfo di intimità.
Non gli era mai successo con le altre donne. Il loro sangue, la loro agonia. Tutte per lui in un amplesso unico, sublime. Inviolato.
Dopo, è sempre rimasto immobile, sull’uscio delle loro alcove. ad assaporare la vita e la morte che si erano unite per lui e mai, mai nessuno aveva osato interromperlo.
Tanto meno un derelitto. Un cencioso delirante.
- Non c’è marcio tra me e Margherita – sibila, duro, a penetrare il tanfo di orina e sudore che emana l’intruso.
Ma l’altro continua a sorridere e sembra non vedere le macchie di sangue con cui Margherita ha dipinto il suo volto, addirittura sembra non fare caso al coltello con cui le ha reciso la gola per bere dalla ferita.
L’uomo sta per colpire, ma una mano di consapevolezza frena la sua..
All’improvviso si rende conto che non c’è morte dignitosa per un individuo del genere e che la soluzione giusta è cancellarlo dallo sguardo. Voltarsi e andare via, prima che quell’individuo lo spinga ad un gesto che rovinerebbe la purezza raccolta.
Andare via, sì, verso altri amplessi.
Nell’attesa dell’amore e della morte.
***
Piero può finalmente sognare di sdraiarsi sull’erba e di chiudere gli occhi, per entrare in un nuovo sogno dove non c’è posto per quell’ombra con le macchie sul viso.
Adesso voglio essere io l’uomo di Margherita, pensa, e un altro sorriso gli allarga il volto, però di una Margherita diversa da quella vera, bella come lei, ma non infetta.
- Altrimenti ci rimango secco sicuro – bisbiglia nel silenzio della sera.
E così confortato, prima di addormentarsi regala al bosco un sospiro.

Lungo. Caldo.